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FAMIGLIA TAFNER

A cura di Andrey José Taffner Fraga e Maria Antonietta Bellato Tafner; questi dati sono stati raccolti nei libri “Família Tafner: surgimento e trajetória, na Europa e no Brasil” (Famiglia Tafner: origine ed evoluzione in Europa e in Brasile – ancora senza traduzione in italiano; Blumenau: 3 de Maio, 2017) e “I Tafner” (Trento, 1995).

(Altre forme dello stesso cognome: TAFFNER; TAUFNER; DAFFNER; TAFINE; THAOFNÀR; TAUFER; TAOFNER; THAUSER; TAUNER; THAUFER; TAUFFNER; TAUFERSER; TAUFERER; TAFSER; TAUFSER; TAUSNER)

Il cognome deriva dal termine tedesco Tauf, e si riferisce ad una caratteristica geografica, nella fattispecie “abisso”, “precipizio”, “sentiero ripido di montagna”, “grotta, caverna”: è abbastanza diffuso nei Paesi di lingua tedesca dell’arco alpino (Svizzera, Austria, Germania), mentre è unico in Italia.

Nell’Italia del nord, più precisamente in provincia di Bolzano (territorio che ospita soprattutto una popolazione di origine e lingua tedesca), esistono molti luoghi chiamati Tauf (o un derivato da questo termine); in particolare, vicino al confine con l’Austria, in Val di Tures (Tauferer Ahrntal) sorge Castel Tures (Schloss Taufers) appartenuto alla famiglia nobile dei Signori di Tures (Herren von Taufers); questa dinastia si è estinta nel 1340.

A partire dalla prima metà del 1200 i Principi Vescovi di Trento chiamarono “roncadori” (contadini) tedeschi per intensificare lo sfruttamento dei luoghi incolti: fra questi la Valle dei Mocheni. E’ in questo modo e per questi motivi che il primo Tafner (che non aveva ancora un cognome) è arrivato in Trentino.

Gli esordi della famiglia in Val dei Mocheni

Maso Taufner – Val dei Mocheni

La Valle dei Mocheni (Fersental in tedesco, Bersntol in “lingua” mochena) è rimasta, fino ai giorni nostri, un’ ”isola etnica” che conserva costumi, tradizioni e idioma (un’evoluzione del tedesco del XIII secolo) degli antichi coloni; è localizzata nell’alta Valsugana (Trentino orientale) e vi sorgono i paesi di Frassilongo, Fierozzo, Palù del Fersina e S. Orsola Terme; ha avuto una popolazione stabile a partire dal 1200, quando dal nord (Baviera, Boemia, Tirolo), sono arrivati i primi immigrati tedeschi. In un primo tempo i coloni si sono dedicati all’agricoltura disboscando le foreste per ricavare terreni coltivabili.

In seguito, con la scoperta di ricche risorse minerarie, si sono aperte le prime miniere e ne è iniziato lo sfruttamento sistematico. Questo ha portato in valle altri immigrati tedeschi e la popolazione si è “divisa” in due categorie rigorosamente distinte: i “canopi” (minatori, che lavoravano nel sottosuolo) e i “roncadori” (agricoltori, che lavoravano in superficie: oltre a svolgere l’attività tipicamente agricola, il loro compito consisteva nel procurare legname per produrre il carbone indispensabile per i forni di fusione dei minerali).

La comunità mochena si è sempre caratterizzata per l’isolamento e l’autosufficienza; solo gli abitanti di Palù del Fersina, che erano anche venditori ambulanti, periodicamente si allontanavano da casa per vendere gli oggetti prodotti nella valle.

Questo isolamento ha permesso alla popolazione mochena di conservare e tramandare lingua, tradizioni e caratteristiche originarie fino ai giorni nostri.

La storia “italiana” della famiglia Tafner (che oggi ha discendenti anche in Brasile e negli Stati Uniti), inizia in questa valle e precisamente nella località chiamata Tovo (Tauf in tedesco, da qui il cognome originario Taufner), sul monte di Palù del Fersina. Il cognome, in questo caso, è nato per indicare la località di provenienza, di residenza di una persona (Antonio del Tauf/Tovo, cioè Antonio che è nato al Tauf, figlio di quello del Tauf, cioè Antonio Taufner).

Fra il XIII ed il XIV secolo ritorna (dopo circa un millennio, cioè dalla caduta dell’Impero Romano) l’uso di identificare le persone in base al cognome; è un processo che si evolve molto lentamente nel tempo e arriva a conclusione nella seconda metà del XVI secolo in obbedienza a quanto disposto dal Concilio di Trento. A partire da questo momento tutti i parroci del mondo di fede cattolica iniziano a registrare i battesimi, le cresime, i matrimoni e i funerali; questo rende possibile effettuare una ricerca genealogica organica e completa.

Per quanto riguarda i periodi precedenti, negli archivi esistono documenti notarili, verbali di assemblee, elenchi di persone chiamate sotto le armi in caso di guerra: sono documenti molto utili, ma non permettono di “costruire” un albero genealogico perché si riferiscono ad adulti di cui non si conosce l’età; comunque, le prime notizie trovate sui Taufner in Val dei Mocheni sono:

  • 1406: Thomas che vive a Fierozzo;
  • 1491: Linhart (Leonardo) che vive al Taufnerhof (Maso Taufneri, in italiano) di Roveda (una frazione di Frassilongo);
  • 1524: Antonius che vive a Roveda;
  • 1525: Lorenzo che vive a Roveda.

Taufnerhof: termine tedesco che in questo caso significa “il “maso/hof (fattoria di montagna) della famiglia Taufner”; l’istituzione del “maso” è caratteristica delle popolazioni montane di area germanica e diffusa in tutto il Trentino, particolarmente in Valle dei Mocheni. Si tratta di una struttura isolata in montagna, autosufficiente (casa, stalla, fienile, prato, orto, campi), che offre da vivere ad un’intera famiglia. Quando i Taufner, nel 1400, hanno abbandonato il Tovo/Tauf e, dopo una sosta a Fierozzo (Thomas, 1406) si sono stabiliti a Roveda, hanno ricevuto in affitto (investitura) un terreno senza nome dove hanno costruito il loro maso e sono vissuti fino all’inizio del 1700; per questo motivo quel luogo “senza nome” ancora oggi si chiama come la famiglia: Taufneri.

Val dei Mocheni

È certo che l’agricoltura di montagna presenta difficoltà estreme: i terreni in forte pendenza, la buona stagione molto breve rispetto alla pianura e, di conseguenza, raccolti ridotti sia per quantità che per qualità e varietà (sopra i 1.000 metri di altitudine è impossibile coltivare il mais, la vite, il gelso…) offrono a malapena quanto serve per la sopravvivenza di una famiglia. A causa di queste difficoltà la vita familiare in un maso è molto particolare: alla morte del capofamiglia la sua eredità passa interamente nelle mani del maschio più anziano e gli altri uomini adulti (fratelli, cugini, con le loro famiglie) rimangono a lavorare nella proprietà per il bene comune; ed ecco perché la famiglia Taufner, nei secoli della sua permanenza in Valle dei Mocheni, è sempre rimasta unita: dal maso si allontanavano solo le ragazze quando si sposavano.

Come abbiamo visto, la famiglia ha acquisito il cognome Taufner quasi due secoli prima del Concilio di Trento: il primo documento rinvenuto relativo al Tovo/Tauf risale al 1373; si tratta di una pergamena in cui compare la scritta in latino “super Monte Paludis ubi dicitur al Tovo”, cioè “sul Monte di Palù (del Fersina) chiamato (detto) al Tovo. In quel momento la famiglia viveva già in Val dei Mocheni e, con ogni probabilità, veniva già identificata dal luogo di residenza.

Visto che i nostri antenati tedeschi non avevano ancora un cognome nel momento in cui sono emigrati in Italia, gli altri componenti della famiglia (che non sono emigrati) se hanno avuto una discendenza che è arrivata fino ad oggi, hanno vissuto una storia completamente diversa (anche per quanto riguarda il cognome) da quella dei Tafner italiani.

Concludendo: se ancora esistono in Europa altri rami della nostra famiglia, con ogni probabilità vivono a nord delle Alpi e sicuramente portano un altro cognome.

Intorno al 1700 l’economia della Valle dei Mocheni entra in crisi: le miniere si vanno esaurendo (e questo significa mancanza di lavoro per i “canopi”) e si esauriscono anche le risorse naturali, le foreste (il legname era indispensabile per produrre il carbone necessario per alimentare i forni di fusione dei metalli) e questo significa mancanza di lavoro per i “roncadori”; i Taufner erano roncadori e possedevano un forno.

Anche la famiglia entra in crisi; i quattro uomini adulti che vivono al Taufnerhof (i fratelli Francesco, Giorgio, Michele e il loro cugino Antonio) non hanno discendenza maschile: manca il “ricambio”, non ci saranno figli a prendere il posto e il lavoro dei padri. Il Taufnerhof viene abbandonato: seguiamo in particolare Giorgio, che parte in cerca di lavoro prima del 1716. Gli altri Taufner non lasciano discendenti.

Un lungo viaggio nella provincia trentina

Trento

Giorgio si trasferisce a Zell, una frazione del comune di Cognola a pochi chilometri da Trento; nel 1716 ha 53 anni (considerata l’epoca, possiamo definirlo vecchio), tuttavia riesce a sposarsi. Tutti i Tafner di origine italiana devono la loro esistenza in vita al fatto che una donna di nome Dominica Correri abbia accettato di sposare questo vecchio mocheno.

Dal matrimonio (sembra un miracolo) nascono tre figli, ma solo uno di loro, Antonio, ha figli maschi (in Italia, fino ad oggi, solo i maschi possono trasmettere il cognome ai figli); suo fratello Matteo ha solo femmine e il terzo, Francesco, muore a pochi giorni dalla nascita. E così, per la seconda volta, la mancata estinzione in Italia del cognome Tafner dipende da un’unica persona, Antonio che si sposa giovane, trova lavoro a Gardolo (pochi chilometri a nord di Trento), e ha dieci figli; solo due di loro, Giovanni Giorgio e Giovanni Andrea, hanno discendenza maschile: Giovanni Giorgio dopo essersi sposato, trova lavoro prima a Trento e poi si stabilisce definitivamente a Villazzano (piccolo paese sulla montagna a est di Trento); Giovanni Andrea (che origina il “ramo” dei Matarei), rimasto vedovo senza figli a Gardolo, si trasferisce direttamente a Villazzano dove si risposa e ha sette figli.

Mentre la discendenza di Giovanni Giorgio è molto numerosa, quella di Giovanni Andrea, ancora una volta, dipende da uno solo dei suoi figli, Andrea Antonio che, essendo nato nel 1785, è ancora un bambino nel 1796 quando in Trentino arriva Napoleone dando origine ad una guerra che si protrae, con alterne vicende, fino al 1813 (anno di annessione del Trentino, col nome di Tirolo del Sud/Welschtirol, all’Impero Austro-Ungarico). Così Andrea Antonio vive parte della sua infanzia e la giovinezza fra violenze, epidemie portate dagli eserciti, raccolti distrutti e saccheggiati, campagne devastate, miseria: sicuramente il momento più buio in provincia di Trento.

Sopravvissuto a tutto questo, Andrea Antonio si sposa a Villazzano con Marianna Ferrari che gli darà 10 figli e, poco dopo il 1830, si trasferisce a Mattarello dove nascono le ultime due: Giuditta Lucia (1832) e Marianna (1836).

Mattarello è l’ultima tappa di un percorso, lungo più di un secolo, comune alla maggior parte delle famiglie trentine: non possedendo niente, si spostavano frequentemente alla continua ricerca di lavoro e di migliori condizioni di vita.

Tutte le località citate (Zell di Cognola, Gardolo, Villazzano, Mattarello) all’epoca erano municipi autonomi: dopo la prima guerra mondiale sono diventate frazioni della città di Trento.

Crisi in provincia di Trento – l´emigrazione

Mattarello

Nel momento in cui viene annesso all’Impero Austro-Ungarico, le condizioni economiche del Trentino sono disastrose soprattutto in Valsugana e nella Valle dell’Adige, le uniche zone relativamente pianeggianti (e quindi più fertili) che sono state i principali “teatri di guerra”; inizia una lunga e difficile “ricostruzione” avversata da numerose calamità: il 1816 è ricordato ancora oggi come “l’anno senza estate”, “l’anno della fame”; nel 1836 e nel 1855 il colera decima la popolazione; il settore di produzione e lavorazione della seta (uno dei più importanti per l’economia della provincia) entra in crisi per una serie di epidemie che colpiscono sia i bachi da seta che le coltivazioni di gelsi; la concentrazione di vasti territori agricoli nelle mani di poche famiglie nobili contribuisce a mantenere in condizioni di miseria la maggioranza della popolazione; con l’unità d’Italia (1861) il Trentino diventa regione di confine e la conseguente istituzione di barriere doganali impedisce il libero scambio commerciale verso sud.

In particolare, per quanto riguarda Mattarello, alla fine di agosto 1875, mentre si raccoglie il “zaldo” (il granoturco/mais) e pochi giorni prima dell’inizio della vendemmia, una tempesta distrugge completamente i raccolti privando la popolazione delle risorse indispensabili per superare l’inverno senza morire di fame.

Come è stato detto, il nostro “ramo” della famiglia Taufner si trasferisce a Mattarello verso il 1830: è da questo momento che il cognome cambia per diventare definitivamente Tafner: nel registrare il primo battesimo il parroco commette un errore: dimentica la “u” del cognome e questo errore si ripete poi negli anni successivi su tutti i registri parrocchiali. L’altro “ramo” della famiglia (quello discendente da Giovanni Giorgio che è rimasto a Villazzano) mantiene invece il cognome originario (spesso una “o” sostituisce la “u”: Taofner) almeno fino alla conclusione della prima guerra mondiale.

Dei 10 figli di Andrea Antonio solo tre sono maschi: Andrea Dominico, Giovanni Antonio e Giuseppe Antonio Fortunato; si sposano tutti e tre a Mattarello.

Nel 1843 Giovanni Antonio sposa Cattarina Zamboni; da questo matrimonio nascono otto figli: Giovanni Antonio (1844), Maria Cattarina (1846), Angelo Marcello (1849), Domenico Giovanni (1852), Lorenzo Giovanni (1854), i gemelli “Innominato” (senza nome, nato morto e battezzato dalla levatrice) e Augusto Agostino (1857), per ultima Maria Luigia che, quando nasce (maggio 1862) è già orfana: suo padre è morto più di sei mesi prima (il 3 novembre 1861 a 44 anni) a causa di una congestione cerebrale.

La situazione dei nostri Tafner è drammatica; il primogenito Giovanni Antonio, che in quel momento ha solo 17 anni, diventa il capo della famiglia e, con la madre, deve provvedere al mantenimento dei fratelli: sono anni di grandi sacrifici che vedono anche la morte, nel 1863, della piccola Maria Luigia, l’ultima nata.

Col passare del tempo anche gli altri fratelli crescono abbastanza per poter lavorare e contribuire alla vita della famiglia. Arriviamo così al 1874: nelle campagne, nelle osterie, nei filò serali, fra i crocchi che si formano sui sagrati delle chiese alla fine della messa domenicale si sparge la voce che in un Paese molto lontano, al di là del mare (nessun trentino ha un’idea precisa di che cosa sia il mare) c’è la terra dell’abbondanza che aspetta solo di essere presa, è a disposizione per essere coltivata proprio da quei trentini che non hanno mai posseduto niente.

Trento – Piazza Duomo

Angelo Marcello è il primo della famiglia a partire (primavera del 1876), per Rio dos Cedros (Santa Catarina – Brasile); dopo di lui emigrano insieme (autunno 1877) i suoi fratelli Domenico Giovanni e Augusto Agostino (il primo viene assegnato alla colonia “Salto Grande”, a São Paulo, e il secondo è andato alla città di Amparo, entrambi nello Stato di São Paulo – Brasile); per ultimo (autunno 1881) decide di imbarcarsi per il Brasile con la famiglia (moglie e due figli) anche il primogenito Giovanni Antonio (tutti per São Paulo – Brasile). A Mattarello rimane solo uno dei fratelli Tafner, Lorenzo Giovanni.

Importante registrare che altri cugini di Angelo e dei suoi fratelli sono emigrati: Maria Luigia (nata a Mattarello il 22/10/1845 – emigra con il marito Quirino Perini e i figli); Anna Cattarina (nata a Mattarello il 30/07/1849 – con il marito Francesco Perini e bambini); Giovanni Battista (nato a Mattarello il 19/05/1852 – da solo); Speranza Teresa (nata a Mattarello il 29/07/1854 – a Rodeio, Santa Catarina/Brasile, con il marito Giosuè Bernardo Fiamoncini); Domenico (nato a Mattarello il 17/09/1854 – a Freguesia, Espírito Santo/Brasile); Maria Anna Luigia (nata a Mattarello il 03/03/1859 – vedova, con i figli a Santa Teresa, Espírito Santo/Brasile).

Sono emigrate anche alcune zie di Angelo e dei suoi fratelli: Domenica Tafner (nata a Villazzano il 17/11/1825 – arriva in Brasile con il marito Giovanni Battista Carlini e i suoi quattro figli, tutti assegnati alla colonia Santa Leopoldina, nello stato di Espírito Santo); Giuditta Lucia Tafner (nata a Mattarello il 20/05/1832 – vedova, parte con il fratello ed i suoi sette figli, stabilendosi nella colonia di Santa Leopoldina nello stato di Espírito Santo); Marianna Tafner (nata a Mattarello il 08/09/1836 – parte con il marito, Giovanni Battista Bonatti, e arriva a Rio dos Cedros, nello stato di Santa Catarina).

Partono tutti “illegalmente”, sperando in questo modo di non perdere il diritto di cittadinanza che l’Impero Austro-Ungarico toglie agli emigranti. Per chi parte è importante sperare che, in caso di fallimento, ci sia sempre una possibilità di ritorno, una “Madre Patria” pronta a riaccoglierli; non sarà così: tutti i fratelli Tafner vengono privati della cittadinanza austro-ungarica.

La storia della Famiglia Tafner nello stato di Santa Catarina (Brasile)

Santo Antônio – Rio dos Cedros

La storia di questo “ramo” della famiglia Tafner nello Stato di Santa Catarina, più precisamente nella Valle dell’Itajaí, inizia con l’arrivo di Angelo Marcello che si stabilisce nella comunità di S. Antonio a Rio dos Cedros. Il luogo, in omaggio al paese di provenienza della quasi totalità dei coloni che lo hanno occupato, per un breve periodo sarà chiamato Mattarello.

Angelo Marcello, viste le sue origini mochene, non ha dimenticato l’antico linguaggio parlato dalla sua famiglia (non è il tedesco “ufficiale” parlato a quei tempi dai popoli europei di area germanica, che, nel corso dei secoli, si è evoluto in modo diverso rispetto all’ambiente “chiuso” della Valle dei Mocheni, ma è comunque una lingua affine) e, ovviamente, conosce il dialetto trentino: questo suo particolare bilinguismo gli permette di diventare l’interprete del dottor Blumenau (Hermann Bruno Otto Blumenau, il direttore della Colonia di Blumenau, originario della Germania settentrionale) nelle sue relazioni con i coloni.

Come tutti i pionieri trentini, Angelo Marcello si insedia nella Pommerstrasse, la Via Pomeranos, luogo inizialmente abitato da emigrati tedeschi provenienti dalla Pomerania; sposa Angela Perini, figlia di Francesco Perini e Lucia Girardi, anche loro originari di Mattarello; da questo matrimonio nascono cinque figli: Guglielmo, José Francisco (che muore all’età di sette anni), Giovanni Erminio, Albina Maria Teresa e Cattarina Melania. Il primo lotto assegnato ad Angelo Marcello è il numero 59: terreni impervi, ma molto fertili; chi non si lascia scoraggiare daí sacrifici, dalla fatica e dalle immense difficoltà può sperare in buoni risultati.

La vita di questa coppia è estremamente dura e difficile: forse Angelo, davanti all’area di foresta impenetrabile che gli è stata assegnata, ha ritrovato nel suo DNA il ricordo dell’antico mestiere della sua famiglia: i “roncadori” della Valle dei Mocheni dovevano “rubare” la terra alle foreste, abbattere gli alberi per ricavare terreni coltivabili… a distanza di sei secoli la storia si ripete con l’inizio di questa nuova avventura.

È comunque certo che gli ostacoli e le avversità incontrati sono stati superati con l’aiuto di un’incrollabile fede in Dio, una solida struttura familiare e un impegno costante nel superare anche le più grandi difficoltà.

Attualmente è possibile incontrare discendenti di Angelo Marcello quasi ovunque nella Valle dell’Itajaí: molti di loro occupano posizioni di risalto nella società catarinense… a dimostrazione che gli sforzi e i sacrifici dei loro antenati alla ricerca di una vita migliore non sono stati vani.

La Famiglia Tafner negli Stati Uniti d’America (un ringraziamento a Daniel Tafner McGarry – California/USA)

Oltre ad Angelo Marcello e i suoi fratelli, è necessario ricordare che altri due componenti della famiglia sono emigrati nei primi anni del 1900 originando la discendenza Tafner negli Stati Uniti. Si tratta di Albino ed Eugenio Francesco che sono partiti separatamente.

Albino è nato il 14.9.1885 a Mattarello ed è secondo cugino di Angelo Marcello (emigrato in Brasile); è sbarcato negli Stati Uniti nel 1906, all’età di 21 anni, e si è stabilito a Mount Carmel (Pennsylvania) dove ancora oggi vivono i suoi discendenti.

 

Eugenio Francesco Tafner, è nato il 06.09.1871 a Trento ed arriva negli Stati Uniti nel 1905, all’età di 34 anni, si stabilisce nella parte orientale dell’Ohio (in una zona mineraria adiacente ai bacini minerari della Pennsylvania dove Albino si era stabilito), sposa Viola Maria Pedri e dal suo matrimonio nascono tre figli. Questa regione degli Stati Uniti ha attirato molti emigranti italiani fra la fine del 1800 e l’inizio del 1900. Nel 1924, con la morte di sua moglie Viola, Eugenio decide di emigrare a Sunshine, Victoria (Australia) dove trova lavoro in miniere di stagno.

Nel 1926 torna negli Stati Uniti e si stabilisce a San Francisco, California, USA. Oggi, la maggior parte dei suoi discendenti vivono nei dintorni della baia di San Francisco (San Francisco Bay Area).

Fondamentalmente sono questi i due rami della famiglia Tafner che hanno discendenza negli Stati Uniti. Una curiosità: probabilmente a causa di un errore di trascrizione (o per le caratteristiche di pronuncia dei termini inglesi) il cognome originario si è trasformato in Daffner.

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